Molti l’avranno sfiorata velocemente con lo sguardo sfogliando una rivista in qualche sala di attesa, tanti avranno indugiato nella lettura sperando in una nuova dieta, alcune riviste l’avranno messa ben impaginata fra l’onnipresente dieta primaverile dei limoni e quella della frutta, alcuni l’hanno superficialmente bollata di semplicismo. Ma a noi, a parte la dieta in sé, è piaciuta l’idea di fondo: se il mondo (e soprattutto quello “occidentale”) continua a mangiare così rovinerà se stesso e tutto il pianeta. Notizia risaputa, direte, ma almeno qualcuno è riuscito a battere i piedi e farsi ascoltare. E chi, se non il WWF, poteva farsi carico di questa “scomoda” bacchettata sulle dita grassocce dell’occidente?
E’ un concetto che ripetiamo da anni e che permea tutto questo blog: la nostra macrobiotica oltre all’alimentazione guarda anche al resto della vita e all’ambiente che ci circonda. Inutile giocare a mangiare e vivere super-naturali-e-belli quando per farlo si consumano le risorse di altre cento persone che ne riceveranno un danno. Moralmente disdicevole pensare solo al proprio benessere senza cercare di estenderlo alle persone che ci passano accanto e con le quali condividiamo il quartiere, la città, la Terra. Assolutamente inaccettabile depredarle di un po’ del loro benessere per i nostri scopi lasciandole poi al loro destino. Abbiamo sempre detto: meglio una buona alimentazione per tutti che un’eccellente alimentazione per pochi. In più, un approccio macrobiotico non può prescindere dall’essere etico e sostenibile, se no è inutile.
Più o meno sulla stessa linea di pensiero dunque questa campagna del WWF sviluppata insieme al Rowett Institute of Nutrition and Healt dell’Universita scozzese di Aberdeen, che è stata chiamata “Livewell diet” (dieta del buon vivere). Sono stati subito chiari: se continuiamo a mangiare così tanto e male, presto non basteranno due pianeti.
Gli esempi, aggiungiamo noi, li vediamo tutti i giorni: alla mamma e al bambino metropolitani piacciono le banane perchè non si fatica a sbucciarle, sono buone, sono sempre pronte? E allora ecco migliaia e migliaia di tonnellate di banane che girano per il mondo sbuffando su navi e aerei e camion, e foreste che vengono abbattute per fare spazio alle palme, e villaggi sfrattati e sfruttamento economico delle popolazioni locali. Intanto nel farmer’s market in periferia le mele e le pere locali vanno a male perchè nessuno le vuole; e poi come ci arrivo al mercatino? Non c’è parcheggio per il SUV! Nel vassoio della mensa, vicino alla banana (ora è disponibile anche nelle macchinette, accanto ai cornetti e ai gelati, nel suo bel sacchettino di plastica), vogliamo non metterci una bella bisteccona? Bene, e così gran parte dei terreni coltivabili (a quanto pare il 70%, negli USA) viene usato per produrre i mangimi per l’allevamento, e poi vicino alla bisteccona ci mettiamo due micro-foglie di lattuga da far ridere i polli (i quali fra l’altro si pappano i veri cereali mentre i bambini a colazione si ritrovano a galleggio nella tazza degli aggregati multicolore a forma di ciambellina o di gattino).
E dunque il WWF dice: diamoci subito una regolata, perchè di questo passo non ci stiamo più dentro. Ed ecco dunque uscire la Livewell diet, una proposta di regime alimentare ecosostenibile e sufficientemente salutare per tutti. Molti punti della “dieta” andrebbero rivisti, ma apprezziamo e applaudiamo l’idea. Come abbiamo sempre detto: per piccoli passi si possono fare cambiamenti epocali. Basta cominciare.
Qualche spunto interessante che condividiamo: ridurre drasticamente la carne, ridurre l’introito totale di proteine animali, aumentare le verdure e la frutta e sceglierle locali e di stagione (evviva) e usare i cereali integrali. Basta con i cibi pronti e troppo processati, che costano, inquinano e spesso non sono salutari. Reintrodurre (sì, perchè ormai non li consuma quasi più nessuno) i sanissimi legumi (evviva sempre più), e così via.
Gli organizzatori vogliono puntare su una diffusione ampia e capillare del messaggio, a partire dalle linee guida e dalle mense scolastiche (per adesso nel Regno Unito).
Ripetiamo: un po’ per simpatia verso il WWF, un po’ perchè, come abbiamo sempre detto, per cambiare qualcosa da qualche parte bisogna cominciare, hanno il nostro pieno appoggio.
Parole sante! Il vero problema però è: chi ci ascolta? Si dovrebbe trovare un modo per coinvolgere l’ opinione pubblica, ma i mass media parlano troppo poco di queste cose, e anche quando lo fanno sono evasivi; d’altro canto non tuti usano internet, e non tutti conoscono siti come questo.
Comunque, se a qualcuno può interessare, anch’io parlo di questi argomenti sul mio blog, http://www.membri.miglioriamo.iy/unaltropuntodivista, come pure su http://www.autodifesalimentare.it/blog
By: Michele Nardella on 23 giugno 2011
at 16:50
Si, sono pienamente daccordo con quanto hai scritto, dobbiamo tutti darci una regolata, e in fondo per cominciare basterebbe davvero poco : mangiare più frutta e verdura, ridurre il consumo di carne e di cibi pronti, ritornare ai cari e vecchi legumi…… si cominciare gradatamente a cambiare qualcosa…..si sa che i cambiamenti radicali spaventano, ma così si può……spero che la gente cominci presto a capire che se tutti quanti facciamo qualcosa, anche una piccola cosa, alla fine si può arrivare a cambiare il mondo…….
……
By: ROSSANA NARDELLA on 24 giugno 2011
at 11:41
Vedo solo oggi il tuo post, meglio tardi che mai! Ho letto qualche tempo fa un libro molto interessante: “L’impronta ecologica” di Wackernagel e E. Rees, un testo abbastanza tecnico e non facile ma molto molto interessante sulla sostenibilità ambientale e su come ridurre il proprio impatto con poche semplici scelte di vita e soprattutto di alimentazione.
E’ molto interessante inoltre uno studio intitolato “Ecologia della nutrizione” che valuta gli impatti ambientali dei diversi tipi di alimentazione (onnivoro, vegetariano, vegan) differenziandola inoltre tra l’utilizzo di prodotti biologici o intensivi. Se vuoi leggerlo puoi trovarlo qui: http://www.saicosamangi.info/download/report_impatto_amb_A4.pdf.
Ciao!!!
By: Mara on 2 ottobre 2011
at 21:36
Grazie, molto interessante il rapporto sull’ecologia della nutrizione. L’ho scaricato, ora lo leggo!
Ciao!
By: pades on 3 ottobre 2011
at 11:04