Per saperne di più vedi anche il numero zero.
Qualche giorno fa, andando al lavoro, ho intercettato uno di quei programmi in cui l’esperto risponde alle telefonate degli ascoltatori. Una mamma, preoccupata dopo aver letto di grassi tropicali e idrogenati che possono essere presenti nelle merendine, nei biscotti e in molti altri prodotti, ha chiesto se deve preoccuparsi per suo figlio. Risposta dell’esperto: non si preoccupi, in Europa dei grassi tropicali si usa per lo più l’olio di palma, che rispetto agli altri (cocco e palmisti, nda) è il migliore e perfino meglio del burro, e inoltre i grassi idrogenati non si usano più da anni.
Beh, diciamo che l’esperto era un po’ troppo ottimista, vista anche la condizione pre-esplosione della cartellina dove conservo le etichette furbette… A più di un anno di distanza dall’entrata in vigore della nuova normativa europea sulle etichette alimentari, che ha dato tre anni di tempo alle aziende per normalizzare l’etichettatura, molti produttori (fra cui i più famosi e pubblicizzati che ci inondano di pubblicità con prati verdi, bambini felici e mucche al pascolo) ancora si ostinano a indicare i grassi con un ormai irritante “margarina vegetale”, senza specificarne la provenienza (salvo dirci, bonariamente, “senza grassi idrogenati”). Come faranno fra due anni quando diventerà obbligatorio non si sa. Intanto vediamo qualche esempio che demolisce, ahimè, l’eccessivo ottimismo dell’esperto. Tutte etichette recenti, ovviamente, sugli scaffali al più qualche mese fa.
Il primo riguarda il fatto che si usi per lo più l’olio di palma, che in effetti ha un profilo lipidico simile al burro (ma ancora di più allo strutto, per essere precisi). Qui il produttore ha voluto applicare la par condicio e non fare torto a nessuno, mettendo addirittura tutti e tre i grassi tropicali assieme (cocco e palmisti hanno invece una percentuale di grassi saturi elevatissima). Nella parte italiana manca addirittura la parola “grassi vegetali”, ma è un banale errore di composizione dell’imballaggio…
Riguardo invece i “grassi idrogenati che non si usano più da anni”, ecco qua. Qui ho dovuto limitarmi a due, per non saturare il post.
Quello che fa un po’ rabbia è che questi grassi si trovino di solito in prodotti di primo prezzo, in vendita soprattutto in catene tipo discount, il che è ancora più grave perché si approfitta furbescamente della mancanza di informazione più frequente in quei consumatori e del richiamo del basso prezzo. Diciamo che sono prodotti che con un adeguato sistema di informazione sarebbero completamente fuori mercato. Per il momento i regolamenti poco stringenti consentono a produttori e rivenditori di insinuarsi con opportunismo fra una normativa e l’altra e distribuire ancora prodotti del genere, tecnicamente senza violare alcuna normativa, e dunque nella più completa legalità. Da parte nostra ricordiamoci sempre di non dare troppa retta alle facili rassicurazioni e di leggere sempre bene le etichette!
Fatta la legge, trovato l’ inganno. Meglio stare alla larga da prodotti della grande distribuzione e imparare a leggere le etichette.
By: Michele Nardella on 23 gennaio 2013
at 09:36