Pubblicato da: pades | 15 gennaio 2013

Supplementi e integratori, altra batosta

Integratori vs cibo vero

Integratori vs cibo vero

Già un po’ di tempo fa volevo scrivere un post sulla (evitabile) bagarre nata intorno ad uno studio sulla relazione fra calcio, supplementazioni del medesimo e malattie cardio-vascolari uscito qualche mese fa su Heart (1), perché mi interessava il polverone mediatico (artificiosamente amplificato) alzato attorno alla faccenda ma, approfondendo, la zuffa era poca cosa di fronte all’ennesima evidenza non solo dell’inutilità, ma della dannosità di integratori e supplementi presi alla leggera, di propria iniziativa e a questo punto anche su prescrizione di professionisti.

Come la penso sugli integratori già lo sapete: assumere con una pillola una sola sostanza, isolata dalle altre migliaia dell’alimento di origine e in concentrazioni paragonabili a chili di quell’alimento non è naturale ed è quindi un azzardo: se vi va bene è inutile, se vi va male sono guai (vedi betacarotene, fibre varie, vitamine in quantità adatte ad un mammut, improponibili minerali, …), soprattutto se sono la scusa, o il mezzo, per evitare di mangiare alimenti integri, verdura, frutta e seguire uno stile di vita il più possibile sano.

Questo caso era interessante perché gli studiosi, tirando le conclusioni dello studio (la cui domanda di partenza è rimasta tale: “al crescere dell’assunzione di calcio aumentano o diminuiscono i rischi cardio-vascolari”?) si sono ritrovati tra le mani un’evidenza statistica non dico inaspettata (numerosi studi avevano già sollevato il sospetto) ma per certi versi (leggi: commercialmente) scomoda, e cioè che le dosi di calcio c’entrano sì e no con la salute cardiovascolare, a meno che il calcio non provenga da integratori, nel qual caso il rischio di infarto si impenna fino ad un +139% per gli integratori di solo calcio (+86% per quelli multi-minerale+vitamine). Se il calcio proviene dagli alimenti, invece, c’è anche un certo effetto protettivo (-31%, addirittura -57% per le donne).

I dati provengono dalla gigantesca indagine EPIC, di cui abbiamo già parlato in passato. In questo caso sono stati elaborati i dati di circa 24.000 tedeschi seguiti per 11 anni, per capire appunto se all’aumentare della quota giornaliera di calcio ci fosse beneficio o danno. Visto che le indagini precedenti non erano riuscite a dare una risposta definitiva, gli studiosi hanno pensato di scomporre l’apporto di calcio in diverse componenti: calcio totale, calcio da latticini, calcio da altri alimenti, calcio da integratori (multivitaminici-minerali o di solo calcio). Il legame con il calcio in generale sembra essere blando, ma un risultato è certo: è statisticamente evidente che il calcio assunto tramite integratori eleva di più del doppio il rischio di infarto (variabili invece i dati su ictus e altre malattie cardio-vascolari). Risulta protettivo invece un apporto di calcio alimentare di circa 800 mg/giorno, in accordo con le linee guida (e con la fisiologia, se avete letto il post sul calcio).

Come si vede da questi estratti di tabelle, anche al crescere della quantità giornaliera e differenziando per provenienza, le medie giornaliere dei vari gruppi sono simili. Quello che fa la differenza, incrociando con i risultati, è proprio solo l’origine: niente problemi per fonti alimentari vere (ad es. verdure, acqua, latticini), grossi problemi con gli integratori (nella seconda tabella, il modello “B” calcola il rischio a medio-lungo termine, eliminando i casi verificatesi nei primi due anni del follow-up: sale addirittura del 170%).

Tabella campione

Tabella campione

Risultati

Risultati

Spiegazioni possibili: un picco troppo elevato di calcio nel sangue con l’assunzione da integratori (spesso a digiuno), che non si verifica con gli alimenti che ne modulano l’assorbimento, e una possibile interazione del picco con il PTH (ormone paratirodeo). Inoltre le dosi prescritte sono spesso enormi (500-1000 mg). I ricercatori non escludono effetti meno negativi in caso di dosi minori e meglio somministrate, ma la cosa “va indagata meglio”.

Dunque che dire? Più gli studi vanno avanti e diventano più precisi e numerosi più viene confermata la linea naturale: Il nostro organismo ha impiegato un paio di milioni di anni ad adattarsi al cibo disponibile, e ogni cambiamento troppo marcato alle naturali proporzioni ed equilibri degli alimenti porta quasi sempre problemi.

Giusto per curiosità, quello che all’inizio mi attirava della vicenda era la querelle (riportata da altri giornali) tra titoli di diverse testate (per la precisione Daily Mail e Telegraph) alimentata da una presunta “poca chiarezza” delle conclusioni dello studio. In realtà, come si può vedere dai titoli, non c’è contraddizione, e in più lo studio, che ho letto completamente e attentamente, è chiarissimo nelle conclusioni. La freccia con il richiamo “don’t panic” sul Telegraph è solo un breve video con il quale la Fondazione Inglese di Cardiologia invita a rivolgersi al proprio medico prima di prendere decisioni avventate o peggio autosospendersi qualche farmaco, non un tentativo di minimizzare il rischio. Forse  faceva comodo affiancare le parole “risultati contraddittori” al concetto che gli integratori (che sono un bel business) siano dannosi, come invece risulta sempre più evidente?

 

Daily Mail

Daily Mail

Telegraph

Telegraph

(1)    Kuanrong Li, Rudolf Kaaks, Jakob Linseisen, Sabine Rohrmann:

 “Associations of dietary calcium intake and calcium supplementation with myocardial infarction and stroke risk and overall cardiovascular mortality in the Heidelberg cohort of the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition study (EPIC-Heidelberg)”

Heart, Maggio 2012, N.98, pagine 920-925


Risposte

  1. Tutte cose per me risapute: le sostanze isolate mancano della sinergia che si ritrova solo negli alimenti completi (questo dice da sempre la macrobiotica).


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