Ieri, tornando dalla pausa pranzo con il mio bel carico di spesa, sono passato dai giardini pubblici e ho visto una scenetta divertente. Una mamma, seduta su una panchina, ha aperto per la sua bimba sul passeggino un vasetto di un qualcosa che doveva essere una specie di crema o budino, e dal colore rosa shocking era evidentemente “alla fragola”. L’espressione che ha fatto la bimba quando l’ha assaggiata è stata spassosa: avesse potuto avrebbe preso vasetto e cucchiaino e avrebbe gettato il tutto a parecchi metri di distanza. Un bell’inizio controccorrente, una bella rivolta istintiva contro i cibi finti…
E’ interessante notare che molti bambini piccoli incontrano per la prima volta l’aroma delle fragole non dai frutti ma dagli aromi artificiali presenti in molti alimenti. Dalle creme-dessert ai gelati, dalle caramelle agli sciroppi medicinali ai biscotti il suo è infatti uno degli aromi più usati ed imitati chimicamente, perchè considerato fra i più graditi da grandi e piccoli, mentre le vere fragole, esageratamente considerate troppo allergeniche, vengono spesso inserite nel gruppo di alimenti da tenere lontano dai bambini piccoli. Pratica che, unita al circondarli di un ambiente sterile per l’uso massiccio di disinfettanti, saponi e antibiotici, non fa altro che aumentare allergie e intolleranze, come le allarmanti statistiche e molti studiosi fanno notare.
Ancora sorrido al ricordo di un test fatto a un gruppo di bambini, che messi davanti ad un succo di vera fragola e ad uno fatto con l’aroma chimico preferivano quest’ultimo, considerando quello naturale troppo blando.
Storia
La fragola è invece uno dei frutti più antichi e conosciuti dall’uomo e quindi dal nostro organismo, anche perchè diffuso da sempre in quasi tutti i continenti. Resti di accampamenti preistorici testimoniano che già parecchie migliaia di anni fa l’uomo consumava le fragole, raccolte nei boschi assieme ad altre bacche e frutti. Sempre quelle selvatiche erano conosciute ed apprezzate dai Romani: “Ragazzi, che cogliete i fiori e le fragole che spuntano dalla terra…” cantava Virgilio nel III carme delle Bucoliche più di 2000 anni fa, quando la fragola era chiamata fragum. Dal latino classico a quello medioevale il frutto assunse il diminutivo fragula, da cui il nome attuale, e restò molto ricercato. Nel frattempo gli erboristi sperimentarono anche i benefìci delle foglie e delle radici (diuretiche, depurative, cicatrizzanti, antireumatiche) fino al 1500, quando i botanici francesi riuscirono a trapiantare nei giardini le fragole prese dai boschi e cominciò la loro coltivazione “intensiva”. Dal 1700, tramite incroci e selezioni e grazie soprattutto a due specie americane originarie del nord e sud America (Fragaria virginiana e Fragaria chiloensis) la coltivazione si fece più facile e i frutti più grandi, sodi e resistenti, facilitandone la conservazione e la diffusione fino ai giorni nostri.
Proprio nel 1700 Carlo Linneo (celebre studioso a cui si deve l’invenzione della classificazione scientifica di animali e piante con i due nomi di genere e specie, secondo la quale ad esempio il nome scientifico della pianta della fragola di bosco è Fragaria vesca) affermò di essere guarito dalla gotta grazie ad una dieta di fragole (ma usò probabilmente anche le foglie, dall’effetto decisamente maggiore), e ne rimase entusiasta.
Il resto è storia recente, e la maggior parte delle fragole vendute al giorno d’oggi si basano su incroci derivati dalle varietà di origine americana create in Francia nel ‘700, ma sono decine quelle minori e locali, e in qualche bosco di mezza montagna italiana sicuramente esistono ancora le varietà “selvatiche” dai frutti piccoli che conoscevano i Romani.
Benefici
La fragola, della famiglia delle rosacee, è una pianta perenne che predilige i climi freschi, dalla collina fino ai 1600 metri della montagna. Come tutti sanno quello che consumiamo è un falso frutto che è invece l’ingrossamento del ricettacolo del fiore, mentre i veri frutti sono i piccoli “semini” croccanti che la punteggiano (acheni), che contengono a loro volta i veri piccoli semi. La fragola è ricca di sostanze molto interessanti, ed ha un basso apporto calorico (dalle 30 alle 40 Kcal ogni 100 grammi, a seconda della varietà). Possiamo dunque consumarne discrete quantità (sono anche più facilmente reperibili e a buon mercato rispetto ai cugini frutti di bosco come mirtilli, ribes, lamponi, ecc.) aumentandone i benefici effetti.
Contengono un buon 8% di zuccheri (fruttosio), ingenti quantità di vitamina C (una coppa da 150 grammi di fragole copre abbondantemente il fabbisogno giornaliero) e buone quantità di vitamine A, gruppo B, E, K. Una forte azione antiossidante dunque, che in più è moltiplicata dalla forte presenza di altri antiossidanti: polifenoli (flavonoidi antociani e tannini come l’acido ellagico), e carotenoidi (responsabili del colore rosso acceso). La presenza di acido malico e citrico la rende un frutto con un buon effetto alcalinizzante. Buona la presenza anche di minerali e oligolementi, come manganese, rame, iodio, zinco, fosforo, calcio, potassio e una buona quantità di ferro (che in più, grazie alla vitamina C e all’acido citrico, viene assimilato meglio durante la digestione). Contiene anche piccole quantita di acido salicilico, blandamente antinfiammatorio (i più ricordano sicuramente che l’acido acetil-salicilico è il principio attivo dell’aspirina), e per finire fibre solubili (pectine, mucillagini) e insolubili (lignina).
Una caratteristica da molti considerata negativa è che contiene sostanze istamino-liberatrici, e l’istamina provoca, nelle persone predisposte, prurito e reazioni simil-allergiche, fra cui la famosa orticaria che alcuni lamentano. Personalmente, da piccolo avevo qualche problema di questo tipo con pesche e fragole, ma li ho risolti consumandone ancora di più, invece che eliminandole, o probabilmente con la crescita il sistema di risposta all’istamina si è calibrato meglio. Fatto sta che ora non mi danno alcun problema come anche al resto della famiglia, compreso il piccolo.
Come le consumiamo
Durante la stagione, che va da aprile a settembre grazie alle numerose varietà coltivate (la stagione di quella originale, di bosco, si ferma a luglio), ne consumiamo discrete quantità, soprattutto con il “misto frutta” che mettiamo nel muesli del mattino, ma anche nelle frequenti macedonie estive. L’unico accorgimento da seguire è di conservarle in frigo non troppo ammassate o sovrapposte e lavarle (bene) subito prima del consumo, perchè una volta lavate non resistono a lungo. Quasi impareggiabili, con le ciliegie, come farcitura di muffins, crostatine e torte per sostituire lo zucchero e guadagnarci in profumo e gusto.
Come sempre i tuoi articoli sono interessantissimi e mi sono di estremo aiuto innanzitutto per capire meglio “cosa” mangiamo, ed in secondo luogo per sentirmi sempre più stimolata nel volerne sapere sempre di più!
Continua così ;)
By: Vale on 23 Maggio 2010
at 09:25
Grazie Vale!
By: pades on 24 Maggio 2010
at 13:53
Bellissimo questo articolo, io le fragole le adoro e ogni anno mi costa una fatica immane aspettare che sia piena stagione per iniziare a comprare quelle a km. 0 (o quasi), vedendole sugli scaffali già da inizio marzo …
Per quanto riguarda le torte hai pienamente ragione, ho provato recentemente a sostituire metà delle mele con le fragole alla torta di mele, così facendo non c’è nemmeno più bisogno di aggiungere il malto di riso (di solito ne metto un paio di cucchiai). Per non parlare delle fragole in gelatina (fatta con agar-agar ovviamente ;-)) di succo di mela, che è un dessert buonissimo, poco calorico e di effetto anche se si hanno ospiti!
Grazie per le dritte storico/scientifiche :-)
By: Mara on 24 Maggio 2010
at 14:23
Grazie Mara, infatti ricordo la ricetta che hai pubblicato qualche settimana fa della torta di mele e fragole! Pienamente d’accordo sull’aspettare la stagione giusta: solo da un paio di settimane abbiamo cominciato a trovare quelle veramente buone.
By: pades on 25 Maggio 2010
at 08:53