Ecco, già vedo stuoli di bambini ribelli rifiutare la verdura e la frutta, amorevolmente preparate dalle loro mamme, sventolando l’abstract dell’ultima vasta ricerca sull’alimentazione (1), che ha scatenato giornali e giornalisti di tutto il mondo: l’effetto di frutta e verdura sulla prevenzione del cancro sarebbe scarso, scarsissimo: solo un misero 3-4%. Roba da far gettare via i quintali di libri, i gibabyte di ricerche scaricate dalle riviste scientifiche on-line, roba da costruire un campo da calcetto per il bimbo al posto dell’orto.
Non sto a riportare le critiche (in alcuni casi neanche troppo leggere, ma intanto leggendole comincio a riprendermi) mosse da altri scienziati, come Veronesi od altri oncologi di fama, o dagli esperti dell’Inran, perchè si possono trovare su tutti i giornali. Lette le critiche e ripreso coraggio provo a ragionare sul metodo e sulla gestione dei risultati. Vediamo se riusciamo a salvare almeno i libri.
Ma dunque cosa dice la ricerca? In pochissime parole questo: è stato seguito per otto anni (1992-2000) un gruppo di circa 480.000 europei, con questionari periodici sullo stile alimentare quotidiano e il consumo di frutta e verdura in particolare. Durante questi anni una media dello 0.75% (7 su 1000) ha contratto una qualche forma di cancro. Confrontando le abitudini alimentari dei gruppi malati e sani si è visto che il maggior consumo di frutta e verdura non è solo caratteristica di chi è rimasto sano, e l’attesa protezione fornita dai vegetali è stata calcolata in un piccolo 3-4%. Più precisamente, se tutti quelli che si sono ammalati avessero mangiato una porzione di vegetali in più al giorno, solo il 3-4% si sarebbe salvato.
La prima domanda è: e se le porzioni in più fossero due, o tre? Si sa che la media delle porzioni di frutta e verdura per la stragrande maggioranza delle persone è bassa. La seconda è: si sa da tempo che molte forme di cancro sono poco o niente influenzate dall’alimentazione, perchè quelle non sono state escluse? Già in altri post precedenti avevo poi evidenziato (non sono l’unico a dirlo, ovviamente) che sembra esserci ancora una certa immaturità e inadeguatezza delle metodologie scientifiche e statistiche nello studiare realtà multi-fattoriali e ricche di sinergie come l’alimentazione. Questo è un caso tipico. La difficoltà di mettere statisticamente in relazione due entità multi-variabili come il cancro e l’alimentazione porta ad un prevedibile appianamento dei risultati (i picchi positivi di un fattore compensano in parte quelli negativi di un altro), e nonostante questo rimane pur sempre un 3-4% di prevenzione, dunque un’ombra di evidenza protettiva sembra esserci. Probabilmente non è stata messa bene a fuoco. E’ un peccato che la ricerca non abbia considerato (dati che peraltro dovrebbe avere) una suddivisione dei risultati almeno per le diverse tipologie di cancro. Sarebbe stato interessante vedere i numeri finali per i soggetti che ad esempio hanno sviluppato cancro all’apparato digerente, se erano sovrapponibili alle leucemie o al cancro al cervello. Magari sono risultati che gli scienziati sperano di elaborare nel prossimo futuro lavorando sugli stessi dati. Speriamo, perchè allora sì che potrebbero essere veramente interessanti.
Come avrebbe potuto aumentare la percentuale del 3-4% di influenza preventiva di frutta e verdura eliminando i cancri non dipendenti dall’alimentazione e correggendo i probabili scostamenti dovuti al fatto che i soggetti potrebbero aver sovrastimato (perchè riconosciuto comportamento virtuoso) il loro consumo, già basso, di vegetali? I possibili errori su ricerche statistiche basate su questionari auto-compilati sono oggetto di discussione da tempo, ormai.
L’aspetto che più viene criticato è comunque quello di aver considerato tutte le forme cancerose (sia dipendenti dall’alimentazione che non) alla stessa maniera. Volendo fare un paragone, pensiamo di dover testare un nuovo farmaco che si ritiene promettente contro il raffreddore, e per farlo venga monitorato un gruppo di persone per un intero inverno, ma considerando tutte le malattie che sviluppano, dalla bronchite alla salmonellosi all’otite ai geloni. E’ evidente che l’impatto del povero farmaco, pur se miracoloso per il raffreddore, non sarà molto efficace in quella Babele di malanni. Non sarebbe meglio testarlo almeno sulle malattie dell’apparato respiratorio? Se poi i soggetti scrivono sul questionario che hanno preso sempre il farmaco, anche quando si sono dimenticati, sai che risultati incoraggianti…
Comunque, a onor del vero, lo stesso Boffetta ha dichiarato che “pur se la percentuale risultata è bassa, cautela deve essere applicata nella sua interpretazione”.
Dunque, aggiungiamo noi, partendo da quel 3-4% di protezione fornita da frutta e verdura, aumentato per l’eliminazione dei cancri non alimentari, integrato dall’aumento delle porzioni nell’ambito di un’alimentazione naturale, si può arrivare a percentuali che crediamo molto più alte, che in futuro i migliori strumenti statistici e informatici potranno aiutare a dimostrare. Nel frattempo non arretriamo di un passo nel massiccio consumo di frutta e verdura. Nello scrivere questo post mi sono mangiato pure una mela.
Un ultima considerazione: un’analoga ricerca circa l’effetto di frutta e verdura sulle malattie cardio-vascolari (l’altra grande causa di mortalità nel mondo occidentale) avrebbe dato probabilmente gli stessi blandi risultati, vista l’influenza negativa (anche sinergica) di elementi come una dieta ricca di grassi saturi, il movimento fisico, lo stress. Eppure sappiamo quanto ad esempio le fibre, gli antiossidanti, i grassi polinsaturi, le vitamine dei vegetali diminuiscano queste patologie, anche se ovviamente rimangono non determinanti quando il resto dello stile di vita è dissennato. Il problema è che gli effetti dell’alimentazione e dello stile di vita vanno visti da più punti di vista, in un contesto più ampio e nella loro globalità. Tipico, questo, proprio della macrobiotica.
(1) Fruit and Vegetable Intake and Overall Cancer Risk in the European Prospective Investigation Into Cancer and Nutrition (EPIC) –
2009-2010, Paolo Boffetta e altri, The Tisch Cancer Institute, Mount Sinai School of Medicine, New York
La cosa che mi stupisce sono i titoli di alcuni articoli:
“Studiosi Usa: la frutta e la verdura non prevengono il cancro?
Frutta e verdura faranno anche bene, ma contro il cancro possono poco” (Il Sole 24 ore inserto Salute)
“Frutta e verdura non fermano cancro
Studio Usa condotto da italiano:bufera” (Tgcom)
Purtroppo chi si soffermerà ai titoli e non si affannerà a leggere il testo (e forse anche qualcuno di quelli che lo leggeranno) si ritroverà con la coscienza un po’ più leggera e nessuno stimolo ad iniziare ad alimentarsi correttamente.
By: Mara on 21 aprile 2010
at 15:50
Buon pomeriggio Pades: ho scoperto il tuo blog mentre sto leggendo il testo fondamentale “Dieta per la prevenzione del Cancro” di Kushi. Ho un carissimo amico (fratello quasi) che sta combattendo con un tumore al cervello e siamo convinti entrambi che l’alimentazione “è” una medicina a tutti gli effetti che, affiancata alle altre, contribuisce alla battaglia. Ti ringrazio per la chiarezza con cui esponi i tuoi risultati di ricerca così come le tue opinioni…..condivido la tua filosofia che non serve necessariamente diventare tutti ‘orientali’ nelle abitudini alimentari per vivere la cultura macrobiotica ma che è invece la riscoperta e le reintepretazione della “tradizione mediterranea” la nostra strada per una vita migliore.
By: curioso67 on 4 giugno 2012
at 16:25